Come nasce il saggio?
Alcune riflessioni e studi alla base di questo testo nascono da molto lontano, ma è solo dal 2017 – da quando ho iniziato a insegnare comunicazione e storytelling mirati al B2B e al B2E, seguiti poi da corsi di antropologia del cibo in relazione alla formazione di giornalista nel settore dell'agroalimentare – che si è reso necessario sistemare in un discorso dalla forma compiuta, ciò che fino ad allora era appartenuto a una mia personale (e disordinata) ricerca.
Su quali aspetti della relazione fra cibo e identità si concentra?
Non è stato facile scegliere i temi portanti per le 60 pagine di questo libro, perché sono tanti gli spunti e gli argomenti che avrebbero meritato ulteriori approfondimenti, o quantomeno migliori spiegazioni nelle interpretazioni offerte. Ma nella necessità di operare una selezione, sono i temi legati alle parole, allo spazio, al tempo e alla memoria che per molti versi sento con maggiore urgenza, perché su quelli si sta giocando nella nostra epoca una partita interessante.
Il testo richiede l'interazione del lettore, in quanto propone alcune forme di gioco: quali e perché?
Premesso che da sempre amo giocare in ogni forma, parte dei miei studi sono volti a conoscere meglio l’utilizzo del gioco in contesti non ludici, sia ai fini della comunicazione che in contesti sociali e politici. Poiché il gioco richiede un minimo di coinvolgimento attivo di chi vi partecipa, questo non agevola il lettore pigro/passivo e produce come effetto il dover alzare il livello di attenzione.
Chi legge ha ovviamente la facoltà di scegliere di non interagire, senza per questo perdere il filo. Ma ci si taglia fuori dal provare una diversa disposizione mentale che può regalare delle sorprese laddove si ritiene che non ci sia nulla di cui sorprendersi.
"L'errore nascosto": soluzione e perché (quasi) nessuno se ne accorge
ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER
prima di leggere la risposta l’invito è di leggere il libro e provare almeno a giocare un po’ cercando dove l’autrice sbaglia scandalosamente!
Ecco la soluzione
MINDFUL EATING: una breve nota
La mindfulness è una cosa seria.
Non è questa la sede nella quale racconto da dove ha origine il concetto, l’evoluzione della teoria e come l’applicazione in ambito medico e psicoterapeutico abbia sempre più avuto comprovati riscontri clinici positivi, tutte informazioni che si possono facilmente raccogliere in modo autonomo con una breve ricerca.
È questa la sede però nella quale sottolineo l’importanza che gli interventi terapeutici basati sulla mindfulness, e quindi anche quelli di mindful eating, vengano seguiti da professionisti e non da guru semi-improvvisati con una formazione non scientifica, certificati dalla frequentazione di corsi erogati da enti che e scuolette che in sei mesi preparano a entrare nel mondo del lavoro con la “professione del domani”.
Banale a dirsi, eppure