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A p 44 cito Food4Talk, una delle quattro declinazioni del progetto artistico Food4Stars di Davide Scabin e Sissel Tolaas, presentato nel 2005 prima a Bolzano e poi a Venezia. Non si trova molto in rete di quella performance, le poche foto che pubblico qui sono una cortesia dell'artista.

A parte il BUZZWORD BINGO, un altro gioco da fare con le parole è curiosare qua e là con Google n-gram viewer fra le variazioni dell'uso nel tempo di alcuni termini usati nel lessico food

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A p 42 cito Eataly e il piccolo caso su Coca Cola-Lurisia 2019 sollevato da Slow Food. Farinetti difende la scelta della vendita del marchio alla multinazionale, Petrini sospende la fornitura a Lurisia dei presidi Slow Food per il chinotto in polemica con questa scelta...

...Slow Food non è Eataly, ma il binomio è da anni inscindibile e su questa accoppiata si è giocata la carta vincente della comunicazione di Eataly fin dall'inizio. È innegabile quindi che la percezione da fuori sia che le due entità coincidano, nonostante siano indipendenti. E dunque quando parlo di "levata di scudi" contro il colosso fatta da Slow Food e poi mi riferisco a questa come partner (quantomeno morale) di una catena che vende già altri prodotti di multinazionali (Eataly) e trovo la cosa singolare, è perché si ha la sensazione del classico "poliziotto buono / poliziotto cattivo" intorno a un brand scomodo come Coca Cola, spesso bersaglio di critiche. Come anche chiarisco nel testo del libro, il cuore della questione qui non è essere pro o contro un imprenditore, una associazione e le loro scelte, ma analizzare una certa "incoerenza narrativa". Non ho indagato tutta la questione Lurisia-Cocacola-SlowFood-Eataly come una giornalista, ma come una normale utente che legge alcuni articoli di giornale, confronta le notizie e le dichiarazioni, ha una idea, magari se ne fa un'altra e qualcosa non le torna. Faccio qui ammenda di qualche imprecisione nell'esposizione del caso, ciononostante mi vengono delle domande spontanee, sicuramente ingenue, una su tutte: perché sul sito di Eataly a distanza di due anni il chinotto Lurisia è venduto ancora col marchietto del presidio Slow Food? 

È a questo che mi riferisco quando poi faccio la battuta sul raccontare "belle storie". 

[la foto che pubblico a corredo è una schermata dal sito Eataly del 20/05/21 ore 01:23am]

A p 41 cito il Mercato Centrale. Fuori dalle ideologie pro o contro il concept, il motivo per cui lo uso come esempio dello "smarmellamento di contenuti indistinguibili con pretese di unicità"...

...è perché a fronte di un manifesto ricco di buone intenzioni, e di un cibo sempre di qualità superiore a tanti sedicenti cibi fini che si trovano nelle trappole per turisti, trovo estremamente deludente che la comunicazione sia così piatta quando avrebbe gli elementi per costruire veramente qualcosa di coinvolgente, interessante e nuovo. Prendiamo come esempio la pagina IG ufficiale di Torino; mi ritrovo in una selva di immagini indistinguibili non solo perché non costruiscono una narrazione originale né informano, ma perché spesso sono proprio le stesse foto riutilizzate a distanza di mesi tanto che ci si potrebbe giocare a Memory. Per non parlare delle didascalie dalle quali saperi, esperienze, essenze, arte, cultura e legami col territorio sono assenti e qualche volta anche sbagliate, vedi il piatto di sedicenti "pici con le vongole". Sarebbe tutto un peccato veniale, se non fosse contestualizzato in una linea di comunicazione che tradisce gli intenti e trasforma le belle parole del manifesto in termini adatti a una partita di bullshit bingo.

alcune delle stories realizzate per IG e WA

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